Per definire che cos’è l’economia circolare ricorriamo all’Enciclopedia Treccani che la descrive come quel tipo di “economia basata sulla produzione e il consumo di beni destinati a essere reimpiegati”. Questo vuol dire che è giusto utilizzare tutte le risorse che la terra ci offre, ma in ottica di trasformazione e riuso.
Il primo vero problema della civiltà nella quale viviamo attualmente è la costante massificazione, perché presuppone grandi quantità di prodotti, disponibili velocemente e a basso costo. Il secondo punto sul quale focalizzarsi è il prezzo per riparare la maggior parte delle cose, molto spesso costa meno acquistare un prodotto nuovo piuttosto che ripararne uno che già si possiede. Questo perché, ovviamente, chi produce deve stimolare l’acquisto, i prodotti quindi sono sempre meno longevi, tendono a rompersi con estrema facilità e a non essere in ottica di economia circolare.
Economia circolare: un po’ di dati e storia
Secondo alcune analisi del 2020, i dati registrati dalla sola Unione Europea sui rifiuti prodotti su tutto il suo suolo di competenza sono 2,5 miliardi di tonnellate per più di 740 milioni di persone. Questo dato è molto alto, infatti entro il 2050 l’economia deve ritornare in ottica circolare. Prima dell’avvento della globalizzazione, intorno agli anni ’90, l’economia era molto diversa, ogni cosa aveva un valore e si tendeva a conservarla il più possibile. Sicuramente, il benessere economico più diffuso ha alimentato questo principio di consumismo, contrastando la penuria nella quale l’essere umano aveva vissuto per tutto il resto del secolo.
Da un lato la parte di popolazione che ha vissuto le due Guerre Mondiali, ha visto nella globalizzazione una sorta di riscatto e di benessere, di conseguenza lo ha alimentato parzialmente anche in modo involontario. Dall’altro, le nuove generazioni sono cresciute con tutto a portata di mano, vedendo i beni materiali come un qualcosa di scontato. Ora cambiare è davvero difficile, quello che si può fare è sensibilizzare e proporre di provare delle alternative valide e sostenibili sotto svariati aspetti.
Sostenibilità ed economia circolare: un trend del momento
La maggior parte delle persone vede la Grande Distribuzione Organizzata come l’unico luogo nel quale acquistare, questo sicuramente perché trovando tutto quello di cui si ha bisogno in un solo posto si risparmia moltissimo tempo. Anche se spesso il fattore tempo non è la vera discriminante, quanto lo è il fattore abitudine. L’essere umano è estremamente abitudinario e se non costretto fa tanta fatica a cambiare.
In questo periodo si sente parlare moltissimo di sostenibilità in modo vago e generico, questa viene spesso definita come uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e dell’economia. Ogni singolo cittadino sicuramente è chiamato a prendere coscienza del proprio impatto ambientale. Solo così è possibile indirizzare la grande distribuzione verso una produzione meno nociva per la biodiversità in generale.
Greenwashing: il marketing aggressivo per vendere circolare
Il fenomeno conseguente al cambiamento delle scelte di acquisto è il greenwashing, ovvero quella pratica di marketing aggressivo e fuorviante che molti brand fanno per comunicare al cliente che il loro prodotto è rispettoso dell’ambiente. Capita spesso che questi grandi distributori facciano una linea dal packaging sostenibile, tutto verde e con rimandi a immagini naturali e poi il prodotto contenuto internamente non sia per niente conforme agli standard di rispetto della filiera produttiva.
Un aspetto importantissimo da tenere in considerazione è proprio la catena di fornitura del venditore finale, che molto speso tende al ribasso, impiegando lavoratori in luoghi del mondo in cui sono molto meno tutelati che in Europa. Questo contribuisce a mantenere intere popolazioni in un’estrema situazione di povertà, analfabetizzazione e impossibilità di migliorare la propria condizione. Ecco, quindi, che l’Occidente non ha mai smesso di essere colonizzatore. Quindi diventa necessario informarsi ed essere consapevoli di alimentare un sistema che tiene persone in uno stato di schiavitù.
Alla luce di tutto questo conoscere che cos’è l’economia circolare di venta sempre più necessario.
Autoproduzione: perché non è una soluzione in ottica circolare
Paradossalmente autoprodurre non contribuisce al cambiamento della situazione, perché non si supporta totalmente quella parte di imprenditoria che ha deciso di attuare un cambiamento.
Inoltre, l’autoproduzione è un’arma a doppio taglio, perché ci vuole molto tempo e quindi si rischia di doversi comunque rivolgere alla GDO. Individuare invece uno o più negozi nei quali provare ad andare per avvicinarsi ai prodotti a filiera sostenibile potrebbe essere una buona alternativa, di supporto anche all’autoproduzione.
Il percorso verso la sostenibilità non deve essere un cambiamento repentino delle proprie abitudini di vita, ma lento e consapevole. Questo perché solo così potrà essere mantenuto e migliorato nel tempo. Spesso, il problema principale di scetticismo è dato da una scarsa conoscenza della materia, ma anche da un pensiero diffuso che tutto ciò che è sostenibile abbia un prezzo molto alto. Parzialmente è vero che i prodotti costino di più, però in quasi tutti i casi, essendo altamente concentrati, durano molto di più di quelli commerciali.
Ma veniamo finalmente a come acquistare circolare:
Una volta definito che cos’è l’economia circolare, ecco alcuni consigli utili per acquistare in modo consapevole:
- Scegliere di acquistare sfuso, in molte città è presente un negozio di prodotti alla spina. Sia per quanto riguarda i prodotti per la pulizia della casa, ma anche per la spesa.
- Scegliere di acquistare le verdure direttamente dal contadino, molto spesso le aziende agricole fanno la formula box o cesti con prodotti di stagione.
- Pensare prima di acquistare se un bene è strettamente necessario oppure se ne può fare a meno. Per esempio, evitare lo shopping compulsivo, chiedersi prima se quel capo di abbigliamento è solo un capriccio oppure ne abbiamo davvero bisogno. Nonostante sia sempre meglio acquistare prodotti di seconda mano o da filiera controllata, non tutti possono permetterselo, quindi bisogna affidarsi alla fast fashion, ma in modo consapevole.
- Pensare sempre alla qualità di quello che si acquista, quindi preferire qualcosa che duri molto nel tempo, che possa essere riparato e riutilizzato. Per esempio, capita spesso con gli smartphone che all’uscita del nuovissimo di gamma, si abbandoni nel cassetto il proprio per acquistarne un altro, questo è poco in ottica circolare.
- Scegliere prodotti imballati in packaging biodegradabile oppure riutilizzare il contenitore senza gettarlo, ma dandogli una nuova vita.
Definire con precisione che cos’è l’economia circolare è qualcosa di molto complesso perché i fattori da tenere in considerazione sono svariati.
E voi cosa ne pensate? Acquistate in modo consapevole?