Brisighella: uno dei borghi più belli d’Italia
Brisighella, uno dei borghi più belli d’Italia, conosciuto a pochi! Una chicca incastonata nell’Appennino tra Ravenna e Firenze, ricca di viuzze e piccole casette una arroccata sull’altra. Brisighella è un borgo magico, colmo di tradizioni e di paesaggi mozzafiato. Se hai voglia di passare una giornata fiabesca e all’insegna della tranquillità.
Un po’ di storia di Brisighella:
Le origini di questo borgo sono molto antiche, infatti, giungendo nella piazza principale e guardando verso l’alto, si scorge un castello di origine tardo-medioevale. Spostando lo sguardo verso destra si può ammirare invece la torre dell’orologio collegata al precedente edificio tramite una trada alberata. La salita merita davvero tanto lo sforzo, anche perché il panorama è mozzafiato!
Sul nome del borgo vennero fatte innumerevoli ipotesi come per esempio che derivasse dal latino brix (ovvero, vetta o cima; l’ubicazione del castello fa pensare che questa fosse la più plausibile). Oppure, ancora, dal veneto bressichella (ovvero, briciola, anche quest’ultima è davvero plausibile, essendo il Veneto a non troppa distanza da Brisighella), ma come ogni leggenda medievale è difficile saperlo. Infatti, molti degli scritti e degli studi toponomastici di questo periodo sono andati distrutti spesso a causa di roghi o guerre.
Sebbene i primi cenni storici risalgano all’epoca Romana, la storia vera e propria del borgo iniziò in piena epoca comunale, nel 1300 sotto i Manfredi (i signori di Faenza). Questi rimasero al potere fino al 1500 e poi vennero spodestati da Cesare Borgia, che dominò la scena per soli tre anni. Dopo di che passò sotto la repubblica di Venezia che fece costruire un maschio ai lati delle mura che svetta sulla collina romagnola. Dopo di che divenne possesso dello Stato Pontificio.
Cosa vedere in uno dei borghi più belli d’Italia?
Tutto. Come? Il modo migliore è perdendosi. Ecco, in questo articolo non ti do un itinerario fatto e finito, ma ti consiglio di parcheggiare (se arrivi in auto) dalla stazione dei treni (il parcheggio è gratuito) e dirigerti verso il centro, costeggiando il bar della stazione sulla sinistra. Dopo una piccolissima salita arriverai in una piazza: alza lo sguardo, ecco di fronte a te vedrai la rocca di cui ti parlavo sopra e sulla destra una chiesa (carina, ma non di troppa rilevanza).
Infilati in una delle viuzze che salgono verso la rocca, qui incrocerai sicuramente la Via degli Asini, si tratta di una via la cui architettura è davvero caratteristica. Salendo una scalinata si arriva sotto a un porticato con delle aperture a mezzaluna laterali, dalle quali si possono vedere tutti i tetti delle piccole abitazioni incastonate l’una sull’altra. Queste finestre danno luce alla via. Venne presumibilmente costruita nel XIV secolo per unire la porta delle Gabelle con Porta Bonfante, ai due estremi della città. Il nome della via deriva dal fatto che in quel luogo gli animali potessero trovare rifugio. Queste abitazioni si sviluppavano in altezza più che in larghezza, così da permettere di avere lo spazio sufficiente per ospitare gli animali nei piani interrati o sul livello della strada. Inoltre, questo permetteva alle case di essere naturalmente riscaldate dal basso.
La via fu importantissima, perché si narra che, nel 1467, le truppe del duca di Urbino (Federico da Montefeltro) volessero invadere la città, ma furono fermate dagli abitanti grazie all’astuto uso delle arcate qui dislocate. Oltre a questo, la strada è rinomata per la presenza dei cosiddetti birocciai, ovvero i lavoratori del gesso. Questo veniva estratto dalle cave sovrastanti Brisighella e, con gli asini, trasportato in paese.
Gessi?
Ebbene sì, questa terra era ricca di gesso, grande fonte di reddito in epoca tardo-medioevale e comunale. La famiglia Malapezzi deteneva le cave nell’area alle spalle della rocca. Infatti proseguendo sulla strada alberata di cui ti parlavo sopra, incontrerai sicuramente la loro fornace per la lavorazione del gesso. Si stima sia datata intorno al XIX secolo e venne soprannominata la fornacella. Questa, quasi sicuramente, veniva rifornita dalle fronti estrattive ubicate nella valle cieca del Rio della Valle sul versante nord-est del colle su cui è situata la Rocca.
La famiglia si dedicava a tempo pieno all’estrazione e alla lavorazione del gesso. Erano chiamati gessarono coloro che lavoravano nelle cave e fornaciai coloro che si occupavano della cottura. Viste le dure condizioni di lavoro, questo mestiere scomparve nella seconda metà del XX secolo.
Torre dell’orologio
Imboccando la strada dietro la fornace si giunge alla torre dell’orologio. Prosegui e arriverai sulla cima, qui scoprirai perché Brisighella è uno dei borghi più belli d’Italia. Facendo una piccola scalinata, potrai giungere nel punto più alto della città e godere di uno spettacolo naturale mozzafiato. Alle tue spalle ogni 15 minuti suonerà l’orologio e lo spettacolo sarà ancora più magico.
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